È particolarmente increscioso essere costretti ad affrontare questioni cruciali per il territorio come le politiche commerciali e urbanistiche con specifico riferimento al centro città, a fine mandato, anzi a campagna elettorale iniziata. È doppiamente increscioso perché da un lato si rischia un esame approssimativo e sommario e, dall’altro perché la voce di chiunque volesse svolgere argomentazioni, apportare osservazioni e variazioni all’impianto deciso dall’amministrazione, sarebbe coperta dal “rumore” della campagna elettorale, se non addirittura liquidata come tentativo polemico.
Precisiamo, prima che arrivino le ormai automatiche risposte del tipo “non si poteva fare diversamente”, che l’atto di programmazione delle attività commerciali che sta finalmente per approdare nel Consiglio Comunale di Terni, secondo la normativa vigente, doveva essere approvato entro il 9/7/2018 (il Comune di Perugia, per fare un confronto, ha adempiuto all’obbligo di programmazione, con un ritardo di soli 9 mesi, il 10/04/2019).
L’Amministrazione Comunale del Sindaco Latini ha fatto trascorrere l’intero mandato quinquennale, disinteressandosi della programmazione del commercio cittadino e adesso a due mesi dalle elezioni in un clima preelettorale agitato da polemiche e incertezze, quali forse mai si erano viste prima, ne vorrebbe discutere e magari approvarlo sbrigativamente con la considerazione che c’è urgenza altrimenti finisce il mandato.
Non potendo per i motivi sopra esposti approfondire la questione, cruciale per la città e per l’intera categoria dei commercianti che purtroppo in grande numero hanno chiuso o si apprestano a chiudere l’attività, ci limitiamo ad osservare che contrariamente alle affermazioni attribuite all’assessore Fatale che appaiono nei quotidiani di oggi l’atto è di tipo programmatorio, quindi non contiene, né può contenere, quelle risposte immediate delle quali i commercianti alle prese con squilibri economici e finanziari hanno urgente bisogno (soprattutto non ci sono aiuti in termini di incentivi o sgravi fiscali necessari per evitare le chiusure e riorganizzare e rafforzare le strutture di vendita di vicinato).
Sempre per evitare equivoci e non alimentare speranze che sarebbero poi disattese in un momento di particolare difficoltà per la categoria, si specifica che, di fronte alla abnorme presenza di medie e grandi strutture di vendita che assediano il centro, caratteristica dell’attuale conformazione commerciale della città di Terni, l’atto così come proposto tende a limitare le aperture di medie e grandi strutture di vendita ma solo in alcune zone della città e solo per un futuro abbastanza lontano. Infatti, non incide affatto né su quelle già operative, né sulle tante già autorizzate, che saranno realizzate nei prossimi mesi/anni. L’atto limita parzialmente le nuove aperture, ma non utilizza lo strumento previsto dal testo unico del commercio regionale, le cosiddette “aree sature”, ritenuto troppo restrittivo, bensì pone vincoli più blandi in alcune aree ritenute troppo interessate da flussi di traffico, che sono quelle di borgo rivo e di viale dello stadio dove sono proprio i recenti interventi inaugurati dall’attuale amministrazione che hanno reso “critica” la situazione della vivibilità urbana.
Inoltre, l’atto proposto prevede che comunque potranno essere aperte senza vincoli strutture di vendita su terreni di proprietà comunale, (ad esempio allo stadio) come se per l’equilibrio commerciale del territorio e per i flussi di traffico facesse qualche differenza la proprietà iniziale del terreno.
Le chiusure alle quali stiamo assistendo sono il risultato dei colpi inferti alla rete dei negozi di vicinato da fenomeni esogeni (inflazione, crisi covid, impatto globale dell’e-commerce, ecc.) o comunque sistemici (crisi demografica, crisi dei consumi) e dal venire al pettine dei nodi creati dalle politiche comunali negli ultimi decenni, inclusi certamente gli ultimi cinque: opere pubbliche finanziate completamente con le metrature commerciali, l’eccesso di aree commerciali medio-grandi e la localizzazione delle stesse in assedio del centro città, imposte, tasse e tariffe ai massimi livelli e nessuna mitigazione della leva fiscale negativa contro le imprese, mancanza di una politica di attrazione di nuovi investimenti produttivi sul territorio, politiche degli eventi e turistiche scarsamente efficaci ai fini commerciali, politiche del decoro e della sicurezza migliorabili, insufficienza delle infrastrutture purtroppo non affrontata nemmeno con il PNRR per citarne alcune si ricorda la situazione della Terni-Spoleto e la mancanza di infrastrutture veloci di collegamento Cascata -centro città.
Una situazione obiettivamente difficile e che necessita di interventi sistemici efficaci, che, speriamo vivamente vengano contemplati nei programmi della prossima tornata elettorale, di certo non necessita di atti approvati fuori tempo massimo con intenti che possono apparire autoassolutori, se non addirittura veri e propri alibi.